Preventivo standard servizi fotografici matrimoniali

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A seguito delle numerose richieste di informazioni pervenuteci riportiamo la nostra offerta standard per un servizio fotografico matrimoniale. Ma non esitate a chiamarci per chiedere informazioni e per un preventivo gratuito assolutamente su misura !!

 

Per appendere o per apprendere

Le nostre foto artistiche in video

Ecco una carrellata delle nostre foto artistiche : Immagini per arredare qualunque ambiente ed esempi di quello che potrete imparare a fare seguendo i nostri corsi di fotografia .

Buona visione!!

 

 

UCCIDIAMO LA SCIMMIA …

Cari appassionati di fotografia,

ho deciso di scrivere alcuni pensieri intorno e sopra la fotografia, magari un po’ di traverso, anche per chiarirmi le idee a proposito di alcuni temi e fare conversazione con voi che condividete la mia passione.    Buona lettura!

Ditemi la verità: Come me siete rimasti a bocca aperta di fronte alle straordinarie immagini di Salgado, Weston, Erwitt? avete anche in casa tutti i libri che parlano di Cartier-Bresson?

Magari avete visitato molte delle mostre fotografiche itineranti internazionali e ne siete usciti pieni di sgomento e meraviglia, perché il mondo sembra un posto pieno di avventura e magia quando lo fotografano i grandi artisti..

E poi ci sono le vostre fotografie.

Quando le avete scattate eravate sicuri di avere in mano uno scatto di valore, ma poi le guardate a video e il confronto con i lavori dei vostri artisti preferiti è crudele.

Non sapete come, ma le vostre fotografie non sono come le avevate volute, avete visto il momento e lo avete catturato o almeno così pensavate prima di vedere gli scatti sul monitor.

Manca qualcosa, manca sempre.

Nel paesaggio che avevate ritratto, alzandovi molto prima dell’alba, non c’è traccia della commovente tenerezza delle foglie né del bacio di Aurora sul mondo che rinasce un giorno di più; non c’è la poesia, lo stupore.

Nei ritratti che scattate manca l’anima, la vita e a guardarli dopo un po’ dovrete ammettere che sono noiosi, sembrano sempre uguali e finti;

Per non poi parlare della fotografia di strada, con i soliti passanti anonimi, i mendicanti in bianco e nero, lo squallore del banale e del quotidiano, niente che assomigli anche solo un pochino al mondo che mostrano le foto di Bresson.

E per percorsi che possono essere più o meno tortuosi, con gradi di consapevolezza magari diversa, prima o poi ci chiediamo TUTTI:

Di cosa ho bisogno per fare “buone” fotografie?

Notate che ho utilizzato l’aggettivo buone, invece che belle, senza intenzione di discriminare le foto belle (perché a me piace un mondo creare belle immagini) ma per intendere con buone quelle fotografie, non necessariamente belle, che hanno quel quid in più, quella sorta di magia che sembra appartenere solo ai capolavori.

Ora, non voglio illudervi dicendo che ho trovato una strada semplice e diretta per fare buone fotografie, che conosco l’alchemica combinazione di tecnica, cultura, immaginazione e follia necessari per fare la Fotografia che conta e che cambia il mondo..

Magari, sarebbe meraviglioso avere in tasca la soluzione pronta ed immediata, sempre infallibile e che non comporta fatica per creare Buona Fotografia.

Forse; o forse no.

Come i regali che non si sono desiderati a lungo e per ottenere i quali non si sono fatti sacrifici e rinunce, volubili come siamo noi umani probabilmente ci stancheremmo presto dei nostri capolavori fotografici.

Sia come sia, non conosco la ricetta perfetta, immediata, che non comporti studio né fatica per diventare grandi Artisti.

So pero per certo, però, un cosa di non poco conto.

So cosa non è necessario per fare buone fotografie.

E’  certamente necessaria una macchina fotografia.

E questo è quanto.

Non è necessario che il vostro strumento sia il più avanzato in circolazione.

Non è necessario che sia una reflex, né una mirrorless super compatta, né una bridge ultra zoom.

Non siete convinti? Guardate le macchine che usavano i grandi allora; molte di quelle che hanno fatto la storia della fotografia non avevano le qualità tecniche di una compatta di media qualità di oggi.

Non fatevi ingannare dal prezzo che hanno oggi alcune macchine super quotate usate dai grandi della Street; allora, quando i Grandi le sceglievano, non erano così considerate e andavano controcorrente rispetto alle superblasonate macchine a soffietto.

Soprattutto non è necessario, anzi è molto dannoso, cambiare ogni tot anni la propria macchina ancora funzionante per cercarne una più nuova e fiammante, nel miraggio che la barriera che c’è tra le nostre foto e l’Arte si dissolva magicamente per merito dell’ultimo gadget in commercio.

Sarete d’accordo con me che la macchina fotografica è, dopo di voi, il vostro migliore strumento per fare fotografia?  Giusto?

Bene, siete certi di conoscere a fondo il vostro strumento?

Sapete quali sono davvero le sue potenzialità? Le avete sperimentate in concreto?

Avete toccato con mano quello che la vostra macchina fotografica può fare? Soprattutto, lo avete fatto?

Ho una notizia per voi, la vera risposta a queste domande è NO.

Non importa quanto crediate di conoscere la vostra macchina e quanto vi sentite limitati da essa, la risposta non è cambiarla per prenderne una nuova.

Da anni possiedo, oltre al corredo fotografico professionale, una macchina reflex di livello superamatoriale che mi sorprende ogni giorno che passa, a distanza di tanto tempo mi meraviglio per le cose belle e nuove che riesce a tirare fuori;

Conosco il tipo di luce che le piace e quello che proprio detesta, il tono dei suoi colori, il suo lieve ritardo nello scatto, la leggerezza del corpo macchina che deve essere un po’ controbilanciata, immagino in anticipo in quali condizioni può tirare fuori uno scatto che merita.

Conosco anche però molto di quello che non può assolutamente fare, almeno senza un aiuto da parte mia e quando è possibile questo aiuto sono felice di poterlo offrire.

Perchè anche questo è vero; che i limiti tecnici possono essere aggirati con la conoscenza e l’immaginazione così che l’ostacolo si trasforma in una opportunità straordinaria di fare cose nuove in modo diverso e originale;

Ma ci vuole tempo per acquisire una conoscenza di questo tipo e non è proprio possibile se scegliete di ascoltare la Scimmia dentro di noi.

Avrete il bellissimo gadget da mostrare ad amici e parenti, ma le vostre foto non miglioreranno, anzi noterete un peggioramento sostanziale dato che questa nuova macchina vi è totalmente estranea ..

Il risultato sul vostro morale ve lo lascio immaginare..

Ragion per cui vi do un consiglio, di quelli buoni:

Salvate gli oranghi, ma uccidete la Scimmia dentro di voi!

Piccole notazioni legali intorno alla fotografia di strada

Quelle che seguono sono solo alcune considerazioni personali circa il rapporto fra la fotografia di strada ed il diritto alla propria immagine.

PUNTI FERMI E DISCIPLINA LEGALE

  • ART. 96 E 97 LEGGE SUL DIRITTO DI AUTORE : l. 22 aprile 1941, n. 633 (G.U., 16 luglio 1941, n. 166)

  • 96. 1. Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso di questa, salve le disposizioni dell’articolo seguente.

    2. Dopo la morte della persona ritratta si applicano le disposizioni del secondo, terzo e quarto comma dell’art. 93 [c. 10 ].

  • 97. 1. Non occorre il consenso della persona ritratta quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico.

  • 2. Il ritratto non può tuttavia essere esposto o messo in commercio, quando l’esposizione o messa in commercio rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona ritratta.

  • ART.10 C.C. Abuso dell’immagine altrui. — 1. Qualora l’immagine di una persona o dei genitori, del coniuge o dei figli sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi in cui l’esposizione o la pubblicazione è dalla legge consentita, ovvero con pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona stessa o dei detti congiunti, l’autorità giudiziaria, su richiesta dell’interessato, può disporre che cessi l’abuso, salvo il risarcimento dei danni (1).

Quello che segue vale solo per quanto riguarda la legge in Italia. Ogni paese ha le proprie leggi in materia di fotografie e consenso dei soggetti ritratti.

Il principio cardine del nostro sistema è che per pubblicare il ritratto di una persona è necessario il suo consenso.

Questo perchè l’immagine è un aspetto importante della personalità, ciascuno di noi ha il diritto alla tutela della propria immagine ed alla riservatezza delle proprie azioni.

La legge fa riferimento al ritratto, non a una qualsiasi ripresa di una persona.

Per ritratto si intende un’immagine che rende possibile il riconoscimento di quella persona alla massa.

Quindi nessun problema se la persona non è riconoscibile, perchè lontana, sfocata, in silhouette, mossa, di spalle, ripresa non integralmente ecc..

Altra questione riguarda il fatto che come molti dicono non è lo scatto ad essere vietato, quanto la successiva pubblicazione.

Questa affermazione avrebbe bisogno di precisazioni, perchè una insistenza eccessiva nel fotografare qualcuno che non vuole essere ritratto potrebbe essere causa di problemi ( primo fra tutti una denuncia per molestie), ma non è il caso in questa sede di ampliare troppo l’indagine.

Basti dire che in fase di ripresa è consigliabile essere prudenti e comprensivi, cancellare una foto, se vi viene richiesto, può essere alla fine dei conti la soluzione migliore e meno costosa per tutti.

Per quanto concerne la pubblicazione, è vero che la legge pone i divieti per la pubblicazione.

Bisogna tener conto però che la norma era stata pensata in un’epoca in cui l’unica fotografia era quella analogica e la pubblicazione riguardava riviste e giornali, quindi il privato che volesse pubblicare incontrava difficoltà, alti costi e di solito le sue immagini non avevano una diffusione molto larga.

Oggi che la pubblicazione comprende anche la messa in circolazione della foto sul circuito di internet, il problema si fa più acuto, dato che la pubblicazione non richiede costi aggiuntivi è può raggiungere livelli di diffusione anche mondiali e dunque c’è il concreto pericolo che ogni foto possa essere pubblicata.

Quindi, separare oggi lo scatto dalla pubblicazione non ha senso; anche per questo dovremmo tenere nel dovuto conto le preoccupazioni dei soggetti ripresi.

 Al principio cardine della necessità del consenso la legge pone delle eccezioni:

  •  quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto: in sostanza la persona ritratta è un personaggio pubblico ( attore, cantante, politico, ecc).
  • da necessità di giustizia o di polizia ( la diffusione nei tg delle immagini che ritraggono un soggetto arrestato o soggetto di una notizia, la diffusione delle foto segnaletiche di una persona anche se recentemente il Garante della Privacy ha vietato la diffusione delle immagini segnaletiche ecc)

  • da scopi scientifici, didattici o culturali, ( fotografia di un paziente in un trattato medico/scientifico, nei testi didattici, ecc). Questa categoria è abbastanza difficile da definire. Alcuni pensano che la street photography possa rientrare nel novero degli scopi culturali che giustificherebbero non necessità di consenso al ritratto. In questo senso è il pensiero anche di un fotografo ( oltre che giudice in pensione) Vincenzo Cottarelli in un articolo che vi segnalo http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=1625

    In realtà non mi sembra che questa ipotesi possa coprire senz’altro tutta la street photography, da chiunque fatta.

    A prescindere da altre considerazioni più tecniche, dobbiamo pensare che se dovessimo ritenere che ogni fotografo amatoriale possa invocare per le proprie foto l’eccezione dello scopo culturale, allora in pratica l’eccezione non sarebbe più tale ma soppianterebbe e renderebbe vana la regola della necessità del consenso.

    Infatti, tutti potrebbero accampare uno scopo culturale, specialmente nel caso della fotografia di strada. E’ evidente allora che lo scopo culturale non vale per tutti i fotografi amatoriali in tutte le circostanze. E allora quali circostanze può coprire?

    Su questo punto specifico, che è molto importante, non ho trovato quasi nulla.

    Io credo, se devo essere sincera, che lo scopo culturale possa esimere solo alcuni casi, mi viene in mente l’esempio di quelle iniziative pubbliche o semi-pubbliche nelle quali vi è una “istituzione”, fondazione, soggetto che patrocina un progetto, uno studio, un reportage che scava nella realtà sociologica di un quartiere….una città… insomma quando vi sia la copertura di un ente che dia un incarico di sviluppare un progetto…

  • quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico : questa è una delle ipotesi che ricopre la grande parte della street photograhy. In realtà si tratta di due ipotesi :

  1. quando ci siano fatti di interesse pubblico ( anche svoltisi in ambienti non pubblici)

  2. quando si fotografino fatti, avvenimenti, cerimonie svoltisi in un luogo pubblico

Cerchiamo di fare degli esempi :

    • una mostra privata e/o fiera in ambiente chiuso, una sfilata, una esposizione di oggetti sono eventi che si svolgono anche in ambienti privati ma che possono essere di interesse pubblico.

    • Un concerto, una processione, l’esibizione di un’artista di strada, una partita di calcio, due sposi che escono da una chiesa, sono eventi, manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico;

E adesso vediamo altre ipotesi :

Alcune persone che passano per strada, due innamorati su una panchina, un vecchio addormentato, un barbone, una mendicante sono soggetti che svolgono alcune attività per strada…. ma possiamo dire che svolgono attività di interesse pubblico ?

…. direi di no…

possiamo definire questo un evento, fatto, cerimonia che si svolge in pubblico? Anche qui direi di no….

Se fosse così anche il semplice sostare in piedi in strada sarebbe un avvenimento che si svolge in pubblico e non servirebbe proprio mai il consenso dell’interessato…. e questo porterebbe ad una contraddizione illogica con l’articolo 97.

Ed allora ?

Intanto possiamo subito fare una prima scrematura.. La legge dice che la riproduzione deve essere collegata a fatti…… con ciò si vuole dire che è il fatto, l’evento ad essere ripreso…. non la persona in sé…. Ovviamente nelle cerimonie e negli eventi il problema non si pone per chi è il protagonista delle stesse ( i portatori della croce in una processione, le modelle in una sfilata, l’artista di strada…) ma riguarda il pubblico che interviene….e viene ripreso in occasione dell’evento e non singolarmente e svincolato dal contesto ( sarebbe un ritratto e quindi ci vorrebbe l’autorizzazione)

di solito l’esempio che si fa è “ se puoi immaginare di togliere la persona dalla foto e la foto non perde il suo significato allora la foto è ok, se no devi avere l’autorizzazione”.

questo ci aiuta un po’…. una persona da sola su una panchina non credo sia un evento… due innamorati che si baciano lo stesso, sono un ritratto e dovrebbe essere autorizzato se le persone sono riconoscibili, una folla di persone per strada ( ad esempio una foto in cui si voglia documentare la frenesia del traffico) in cui alcune siano riconoscibili non dovrebbe porre problemi ( state documentando il traffico… non le singole persone…) l’uscita degli sposi da una chiesa è un evento che si svolge in un luogo pubblico… quindi si può pubblicare.. .

Attenzione, perchè la legge pone sempre un’altra condizione e cioè che il ritratto non può mai essere esposto e/o pubblicato, anche nei casi che abbiamo visto prima quando “l’esposizione o messa in commercio rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona ritratta.”.

Quindi, anche in una ripresa in pubblico o durante un evento pubblico vi capita di riprendere un signore che si mette le dita nel naso, una donna con una sottana alzata da cui si vede troppo, qualcuno che ha un atteggiamento ridicolo, sguaiato, volgare la pubblicazione di quella foto, se la persona è riconoscibile e in mancanza di consenso è vietata.

So che sembra molto limitante, ma credo che si potrebbe comprendere meglio la situazione se ci si mette nei panni del soggetto ripreso. Ognuno di noi ha di sé una percezione precisa ed una immagine pubblica che vorremmo difendere, e ognuno di noi ha dei momenti di debolezza, momenti che tuttavia non definiscono chi siamo davvero. Pubblicare le foto di quei momenti significa legare, agli occhi della massa, l’immagine di quella persona a quell’unico momento della sua vita.

In questo senso non credo che i fotografi amatoriali possano avvalersi delle esimenti valide per chi pratica attività giornalistica.

Per quanto riguarda i minori, infine, la regola generale è che non si pubblicano immagini di minori riconoscibili senza il consenso dei genitori. Il dubbio rimane quando questi minori fanno parte della manifestazione pubblica, ad esempio una processione a cui partecipano anche bambini fra i figuranti, in questo caso dovrebbe essere permesso perchè in realtà si sta fotografando la manifestazione.

Un ultimo cenno riguarda la normativa sulla privacy. Gli articolo 136 e 137 fortunatamente per i fotografi amatoriali contengono deroghe alla disciplina del trattamento dei dati personali “per la pubblicazione o diffusione occasionale di articoli, saggi e altre manifestazioni del pensiero anche nell’espressione artistica” fra cui possiamo far rientrare la fotografia. E’ sempre salva l’applicazione invece degli articolo 10 c.c., 96 e 97 diritto di autore.

Come gestire una gamma dinamica alta : La doppia conversione raw.

Vi sarà capitato di fotografare una scena in cui c’è una parte sovraesposta ed un’altra che invece è sottoesposta ( mettiamo il sole in una giornata nebbiosa o le piume di un gabbiano), una tecnica efficace per gestire questo problema è la doppia conversione raw:

si esegue una doppia conversione dal raw….ossia si apre il raw dal convertitore e si fanno le regolazioni per la maggior parte della foto che ha una esposizione media….la parte con l’esposizione alta sarà molto sovraesposta….. si salva in tiff questa prima foto e la si mette da parte..dopodiché si apre di nuovo il raw originale e si regola questa volta cercando di recuperare proprio le alte luci…il resto dell’immagine sarà sottesposto…dopodiché con un qualsiasi programma che consenta di lavorare su più livelli si uniscono le due foto in post….così si ha una foto che gestisce bene tutte e due le parti …..

Questa tecnica è molto utile quando si hanno parti ben definite dell’immagine su cui lavorare e quando la gamma dinamica della scena è più alta ( ma non di molto) di quella del sensore, così che si possono recuperare le alte luci…..diversamente dovremo utilizzare altre tecniche…..che magari vedremo in seguito.

Questa che segue è una foto di esempio , scattata con una bridge fuji hs10-hs11 e poi trattata con questa tecnica .

ritratto di gabbiano

ritratto di gabbiano

 

 

Qualche consiglio pratico..

Abbiamo visto come funziona grosso modo una macchina fotografica e abbiamo visto che con il modificarsi delle condizioni di luce può aumentare o diminuire in proporzione ( a parità di apertura di diaframma e di lunghezza focale) il tempo di scatto…

Al mattino, al tramonto o anche solo in luoghi chiusi i tempi di scatto si allungano molto, così che se si scatta a mano libera senza nessun accorgimento si rischia di avere foto deludenti perchè sfocate o non abbastanza nitide.

Ci sono degli accorgimenti che ognuno di noi dovrebbe conoscere per poter porre rimedio a questi problemi.

Considerate che normalmente un tempo più lungo di 1/60 s inizia a diventare problematico per chi scatta a mano libera.

Così se non vogliamo o non possiamo usare un treppiede o un sostegno per la macchina allora dobbiamo cercare di:

  1. Impugnare la macchina fotografica in modo saldo, lasciando tuttavia alle mani la possibilità di muoversi in modo fluido e senza scatti improvvisi. Di solito l’impugnatura orizzontale prevede la mando destra che si chiude senza forzature attorno all’impugnatura mentre l’indice rimane libero di premere il pulsante di scatto e la mano sinistra che sorregge da sotto la macchina al livello dell’obbiettivo, in modo da poter contemporaneamente regolare lo zoom. L’impugnatura verticale prevede la rotazione della macchina in verticale in senso antiorario, con la mano ed il braccio destro in alto e quello sinistro in basso ( e non il contrario);

  2. cercare un appoggio per il nostro corpo. Un muro, il vano di una porta, il pavimento stesso se non abbiamo altro ci permetteranno di eliminare o ridurre di molto le vibrazioni del nostro movimento che renderebbero mosso lo scatto. Se siamo per terra possiamo sdraiarci sulla pancia con i gomiti puntati sul pavimento oppure possiamo sederci a gambe incrociate e appoggiare i gomiti sulle nostre gambe. Se proprio non ci sono appoggi e dobbiamo stare in piedi allora divarichiamo leggermente le gambe e teniamo per quanto possibile i gomiti aderenti al corpo;

  3. regolare il ritmo della respirazione. Quando i tempi sono lenti anche il movimento del diaframma che si dilata per respirare può causare uno scarto che produce una foto mossa. Per questo motivo il consiglio che viene dato è di regolare la respirazione, quindi premere a metà il pulsante di scatto, espirare e quindi premere fino in fondo il pulsante.

  4. Premere il pulsante di scatto dolcemente. Di solito si preme il pulsante di scatto fino a metà corsa, e in questo modo la macchina mette a fuoco l’oggetto che si desidera fotografare, poi si continua a premere fino in fondo senza scarti, in modo da ridurre quanto più possibile le vibrazioni che imprimiamo alla macchina.

Come vede la macchina fotografica?

Avete mai provato a scattare una foto in una giornata assolata, magari vicino ad un monumento o qualche bellezza naturale come una montagna?

Scommetto che molti di voi restano delusi dalla fotografia scattata.

Non rispecchia i colori, non rende la bellezza della luce che c’era e che tentavate di immortalare, non ha saputo cogliere le sfumature delle ombre che erano così delicate nella realtà…

Questo è un fenomeno molto diffuso e la qualità della macchina fotografica che avete influisce molto relativamente su di esso.

Per capire cosa accade e perchè dobbiamo fare una premessa importante.

Nessuna macchina fotografica, per quanto potente, raggiunge la capacità e la potenza dell’occhio umano.

Quando voi guardate il bel panorama di prima o ammirate gli affreschi in una chiesa antica o le luci sfavillanti di una città di sera, i vostri occhi si spostano continuamente dalle zone di estrema luce a quelle di buio, mettendo a fuoco di dettagli in una frazione infinitesima di secondo, così che dopo un primo momento di adattamento riuscite a vedere gli oggetti nell’ombra, distinguendone forme e colori…

Quello che l’occhio umano fa naturalmente è in realtà una operazione complessa, perchè si tratta di rendere leggibili per il vostro cervello zone con una luminosità anche molto diversa, che contengono come si dice, una gamma dinamica molto ampia.

Ora, le macchine fotografiche, anche le più professionali e potenti, non riescono a raggiungere questi risultati.

Ogni macchina fotografica può registrare correttamente un determinato intervallo fra zone di luce e ombra ( ha cioè una propria gamma dinamica) che in situazioni come quelle che ho descritto prima, si rivela più o meno insufficiente a coprire la gamma dinamica della scena.

Con il risulto che si avranno o ombre illeggibili o luci completamente bianche ( tagliate).

Certo, le macchine fotografiche più avanzate possono registrare un intervallo ( gamma dinamica) più ampio rispetto alle compatte e alle macchine entry level, ma non si avvicinano neppure all’occhio umano.

Per registrare correttamente una scena di questo tipo sono state perciò messe a punto diverse tecniche ( hdr, fusione di scatti ecc) che prevedono di scattare due o più fotografie dello stesso paesaggio, con esposizioni diverse, che poi vengono fuse in un solo scatto.

Accenni sulla profondità di campo

La profondità di campo ( o pdc) è lo spazio che risulta a fuoco in uno scatto.

Questo spazio si estende da un certo punto davanti a quello nel quale abbiamo messo a fuoco nel mirino, fino ad un certo punto oltre e dietro ciò che stiamo fotografando…

Grosso modo questo spazio si suddivide in un terzo che si estende dal punto a fuoco in avanti ( che comprende gli oggetti che si trovano più vicini rispetto a quello che abbiamo fotografato) e gli altri due terzi che vanno dal punto a fuoco fino agli oggetti che si trovano dietro quello che stiamo fotografando.

Questo comporta che a meno che non usiamo determinati meccanismi ( tipo la chiusura del diaframma più alcuni accorgimenti particolari) in una foto non avremo mai tutto a fuoco, ma dovremo scegliere quale zona deve essere a fuoco e quale può risultare sfocata….

La profondità di campo non è una misura fissa, ma differisce molto, tra l’altro, a seconda di ciò che stiamo fotografando ( se un panorama lontano o un insetto vicino) e della apertura del diaframma che scegliamo.

Abbiamo detto in precedenza infatti, che man mano che chiudiamo il diaframma aumenta la profondità di campo relativa, cioè avremo a fuoco uno spazio maggiore.

Solo che in questa relazione che è una relazione matematica precisa, di cui qui diamo soltanto alcuni cenni, interviene anche la distanza che ci separa dal soggetto che fotografiamo, perchè più ci avviciniamo, a parità di chiusura di diaframma,  più diminuisce la profondità di campo, fino ad annullarsi quando superiamo la distanza minima di messa a fuoco ( e la macchina  o non scatta o scatta sfocato).

Se a volte la macchina scatta foto sfocate?

A meno che la vostra macchina non si sia rotta ( e nel 99 % dei casi non è cosi) la colpa non è della macchina.

Le cause delle mancata messa a fuoco possono essere tante ad esempio scarsa luce che non consente alla macchina di mettere a fuoco, oppure il fatto che il colore dell’oggetto si confonde con il colore di sfondo oppure, cosa che succede piuttosto spesso, ci si avvicina troppo a ciò che vogliamo fotografare.

Nel libretto di istruzioni della vostra macchina potrete trovare senz’altro una indicazione di quale è la distanza minima di messa a fuoco.

E’ importante conoscerla, perchè se vi avvicinate di più del consentito a  ciò che volete fotografare la vostra macchina scatterà sempre foto sfocate.

Questo per le macchine compatte  e le bridge che non possiedono obbiettivi intercambiabili.

Le reflex invece, sono fatte in modo tale da poter montare sul corpo macchina diversi obbiettivi ciascuno pensato per assolvere una specifica funzione.

Di solito la dotazione base di una reflex prevede un obbiettivo 18-55 standard, con il quale è possibile scattare panorami, ritratti, street fotography, ma che non può fare foto ravvicinate o macro fotografia.

Ora, gli obbiettivi disponibili sono tanti, alcuni hanno lenti fisse, altri consentono di eseguire uno zoom, alcuni sono pensati per fotografare da molto vicino oggetti piccolissimi, altri invece sono teleobiettivi per paesaggi.

C’è da dire che gli obbiettivi per reflex sono abbastanza costosi e dunque per questo è meglio  conoscere, prima di acquistare una reflex quali sono le nostre esigenze e quale obbiettivo serve al nostro scopo.

Cosa accade quando scattiamo?

Cosa accade quando si scatta una foto? Qual è il meccanismo che permette di registrare le immagini? Credo che sia giusto parlare di fotografia iniziando da queste domande fondamentali.

Quando facciamo clic con il pulsante di scatto si apre l’otturatore e la macchina registra la scena che inquadriamo; questo avviene perchè il sensore ( nelle macchine digitali) e la pellicola ( in quelle analogiche) registrano attraverso la luce che entra dall’otturatore aperto, le informazioni relative alla scena.

Grosso modo e molto superficialmente il processo è questo.

Quanta più luce faremo entrare dall’otturatore tanto più la scena diventerà chiara, fino alla bruciatura ( quando si vede tutto bianco), mentre quando avviene il contrario la fotografia sarà scura, fino alla indistinguibilità dei particolari.

E’ importante precisare che ogni materiale, persona, cosa, albero ecc. ha una propria capacità sia di riflessione della luce, che di assorbimento di questa…non c’è un unico valore valido per tutti.

Questo comporta che in una scena ( mettiamo un panorama cielo/mare con una ragazza in primo piano) i singoli elementi inquadrati assorbiranno la luce e la rifletteranno in modo diverso, così che il sensore si troverà a dover gestire, ad esempio, un cielo molto chiaro che per essere correttamente esposto  ha bisogno di un tempo di posa brevissimo, con un mare che ha necessità di tempo un po’ più lungo e la ragazza ( magari controluce) il cui viso e corpo, per essere esposti al meglio avrebbero bisogno di un tempo di posa ancora più lungo.

Così che per esporre solo per il cielo ci troveremmo ad avere il viso della ragazza scuro e, viceversa, con il viso della ragazza ben visibile avremmo un cielo quasi tutto bianco.

Quando scattiamo (in modalità manuale) la macchina ci chiede di impostare alcuni valori, quelli fondamentali sono:

il tempo di scatto

l’apertura di diaframma

gli iso

Del tempo di scatto abbiamo già accennato, per quanto riguarda l’apertura di diaframma, questa serve a regolare la profondità di campo che vogliamo ottenere, ossia la quantità di zona a fuoco che avremo davanti e dietro il punto che inquadriamo…più è alto il valore di F ( quello che indica la chiusura del diaframma) più profondità di campo avremo…questo perchè mano a mano che chiudiamo il diaframma passeranno attraverso l’apertura rimasta meno raggi di luce, ma quelli che passano tenderanno a convergere…e questo comporterà un aumento delle zone a fuoco..in compenso però la chiusura del diaframma comporta anche una diminuzione della quantità di luce che arriva al sensore.

Gli iso aumentano la capacità dei pixel all’interno del sensore di ricevere il segnale dato dalla luce, il segnale viene per così dire amplificato e si usa soprattutto quando la luce ambientale è scarsa.

Il problema è che l’aumento degli iso determina la produzione di un disturbo nelle foto, chiamato “rumore digitale” che danneggia la qualità della foto.

Damiana Rusconi