Servizio di restauro digitale delle foto antiche

restauro digitale foto anticheMi è sempre piaciuto guardare le vecchie fotografie di famiglia. Sono affascinanti, misteriose e come in un film mostrano una vita ed un’epoca che senza di esse potremmo solo immaginare.

Ora,  i danni che il tempo e gli eventi arrecano alle fotografie antiche rischiano di cancellare per sempre questi ricordi, che invece devono essere preservati.

Per questo motivo abbiamo attivato un nuovo servizio di restauro digitale delle foto antiche o danneggiate.

Partendo dall’originale cartaceo, otteniamo un’immagine digitale che poi viene recuperata, eliminando non solo i graffi, le macchie, ma anche i tagli, i segni delle pieghe, ricostruendo infine le parti mancanti della foto.

Questo servizio permette di ricostruire un secondo originale, questa volta digitale, praticamente eterno ed immune dagli attacchi del tempo.

Se siete interessati potete contattarci per un preventivo del tutto gratuito.

 

Corsi di fotografia base ed avanzato 2017

tempo_di_scelte_fb 009_dsc0113_01 _dsc0735_2_g-copia_firma_fb _dsc0089_01_ph_firma_fb 008a_dsc0129_crop _dsc0095_ph_firma_fb _dsc0078_ph_damiana_fb Servizio fotografico matrimoniale con fotoalbum in pelleDopo il successo della prima tornata che si è appena conclusa ritornano i nostri corsi di fotografia..
Max cinque persone per ogni gruppo, possibilità di concordare le date e gli orari delle lezioni con gli studenti.

Corso base fotografia: 10 lezioni da due ore ciascuna prezzo: 150,00 euro.
Corso avanzato di fotografia macro e artistica e trattamento in post produzione delle foto 6 lezioni da due ore ciascuna prezzo euro 100,00.
In promozione per chi voglia seguire entrambi i corsi solo € 200,00 .

Il corso base è finalizzato a consentire agli studenti di comprendere i meccanismi attraverso i quali la macchina fotografica cattura la luce e la trasforma in immagini e quindi di padroneggiare le diverse tecniche di scatto;
dai concept di base (digitale/l’analogico analogie e differenze, modalità di acquisizione del segnale visivo, i sistemi di misurazione dell’esposizione, modalità di scatto, macchine e obbiettivi ecc) si passerà a trattare tematiche che attengono soluzioni per scattare con i diversi di tipi di illuminazione, per concentrarsi poi sui fondamenti di composizione delle fotografie.
Agli studenti verrà insegnato lo sviluppo delle proprie foto partendo dal negativo raw con i programmi convertitori dei negativi digitali.
La parte teorica sarà affiancata da sessioni fotografiche in studio e in esterna con la successiva revisione dei lavori eseguiti dagli studenti.

Il corso avanzato approfondisce le tematiche legate alla fotografica macro, still life e artistica. Gli studenti impareranno a costruire uno sfondo artificiale ed a sfruttare uno già esistente, a plasmare la luce attraverso l’uso di pannelli e schermi e a creare un minimal artistico .
Il corso avanzato tratterà della post produzione delle fotografie, partendo dal file ottenuto dopo il primo sviluppo del raw e utilizzando i programmi di fotoritocco.
Le lezioni comprenderanno infine alcune notazioni sulla fotografia di strada:cosa è , come si è evoluta, come ci si deve approcciare ad essa, incluso uno studio sul lato legale della street photography e delle riprese di persone.

 

Servizio fotografico per Prime Comunioni con Fotolibro

008a_dsc0129_crop Servizio fotografico per Prime Comunioni con Fotolibro :

Servizio fotografico in sala con due operatori, dvd con tutte le foto, fotoalbum 20*20 in raso stampato, 30 stampe 15*20 ai familiari Euro 380,00

 

Servizio Fotografico matrimoniale con fotolibro in pelle

Servizio fotografico matrimoniale con fotoalbum in pelle

Le nostre offerte di Giugno 2017 : servizio fotografico con due operatori + 1 operatore video, dvd con tutte le fo…to + video comprensivo di montaggio, precerimonia casa sposa, chiesa, sala, fotolibro in pelle con immagine degli sposi stampata 30*40 cm con minimo 35 stampe + 2 mini 15*20 da 20 stampe in ecopelle o vernice+cartoncini foto gruppi familiari o consegna in sala delle foto ai familiari + valigia Euro 2.000,00 comp. iva

La macro libera

luce_dorata_giusta_firma_orizzonteLa fotografia ci piace tutta, dal reportage allo still life, dalle cerimonie alla naturalistica. Non crediamo che ci sia un settore più nobile e meritevole di un altro.

Poiché la fotografia tratta di noi e di come ci rapportiamo al mondo fisico ed ideale nel quale viviamo, ci piace pensare che le categorie in cui è scomposta non siano altro che creazioni umane artificiali, create con lo scopo di semplificare e raggruppare le varie tecniche di ripresa migliori in ogni singolo ambito.

Non è necessario quindi  obbligarsi a cristallizzare il proprio interesse in un solo ambito definito, anche perché molti concetti che si sono sviluppati in un dato settore potrebbero invece essere trasferiti ed utilizzati in un altro, con esiti qualche volta innovativi.

Ad esempio, la caratteristica fondamentale del reportage fotogiornalistico e della street photography è la rapidità del fotografo che:

  1. mentre osserva la scena sotto i suoi occhi riesce a prefigurarsi il momento successivo e quindi ad anticiparlo;
  2.  in pochissimi istanti trova la composizione giusta e quindi scatta.

     

    D’altra parte è vero anche che una delle qualità essenziali dello stil life ed in genere dei settori della fotografia in studio, ossia la preparazione della scena, è in qualche modo presente anche nella fotografia di reportage e nella stessa street, quando il fotografo trova una location o una composizione promettente e si apposta in attesa che avvenga qualcosa di notevole, il famoso momento decisivo.

    Ora, tra tutti i settori della fotografia quella riservato alla macro naturalistica è visto come un genere che richiede notevole pianificazione, strumentazione specifica e costosa ( oltre alla macchina ed all’obbiettivo macro, cavalletto, slitta micrometrica, fondali, speciali flash  ecc) ed un certo controllo del soggetto ripreso.

    L’idea generale prevalente è che la macro naturalistica non consenta alcun margine di improvvisazione e che si tratti di un genere che privilegia più l’estetica formale che la vita reale dei soggetti.

     Questa convinzione, almeno per quanto riguarda la macro naturalistica ambientata, è scorretta.

    Questo tipo di macro, infatti, può essere praticato seguendo i principi della fotografia di reportage e della street, con qualche accorgimento particolare.

    L’attrezzatura necessaria, in questo caso, è notevolmente ridotta: una macchina dotata di obbiettivo macro ( moltiplicatori di focali o lenti close up  ad es.)  un piccolo pannello riflettente e in alcuni casi un tessuto ( o carta) bianca quasi trasparente, da far funzionare come diffusore per ammorbidire la luce solare sul soggetto.

    Alcuni preferiscono usare come luce supplementare o di schiarita un flash a slitta montato sulla macchina e rivestito da un piccolo softbox.

    Questa impostazione metodologica non prevede l’uso di cavalletto, di sfondi preparati né di posatoi specifici su cui posizionare il soggetto.

    Una delle conseguenze è che questo tipo di impostazione prevede una velocità di scatto che possa congelare il movimento del soggetto permettendo uno scatto a mano libera.

    Il soggetto infatti viene individuato e fotografato al momento e, come nella street photography, è compito del fotografo individuare rapidamente una composizione ed uno sfondo interessanti e quindi fotografare il soggetto nel suo “momento decisivo”.

    Rispetto alla fotografia macro con cavalletto le differenze principali risiedono:

  • nella possibilità di riprendere uno o più soggetti naturali in movimento, ottenendo scatti di maggiore impatto e originalità;
  • nella maggiore apertura di diaframma utilizzata, necessaria oltre che per avere una alta velocità dell’otturatore, soprattutto per staccare il soggetto dallo sfondo naturale che risulterà sfocato e quindi maggiormente interessante;
  • nella necessità di improvvisare, utilizzando quasi esclusivamente il materiale disponibile in loco e la sola naturale per realizzare uno scatto di notevole impatto visivo:
  • nella minore profondità di campo e ingrandimento di solito disponibili rispetto ad una macro con cavalletto,  data dai limiti oggettivi e soggettivi dello scatto a mano libera.

    Queste le caratteristiche “ tecniche” che differenziano i due sistemi;

    Ci sono poi considerazioni che riguardano soprattutto il carattere dei fotografi che praticano l’uno o l’altro dei rami della macro naturalistica.

    A parità di rispetto per i soggetti ripresi, sceglierà la macro con cavalletto chi ha maggiore predisposizione per la pianificazione del progetto, per l’ordinato svolgimento del flusso di lavoro e per un risultato che può toccare la perfezione estetica formale.

    Per quanto ci riguarda, possiamo dire che la preferenza per la macro a mano libera è qualcosa che arriva dal profondo, che affonda nella necessità di cogliere al volo il momento di vita, vero e naturalmente di impatto.

    Una sorta di caccia al tesoro, nel quale la vita viene ripresa nel suo svolgersi ed ogni elemento si colloca al suo posto in modo quasi magico .

    In questo quadro la perfezione estetica è solo uno scopo complementare da perseguire, non il principale obbiettivo da raggiungere: il fine ultimo è documentare la vita reale anche nell’osservazione della natura e quest’ultima può essere molto bella oppure imperfetta, dolcissima o terribile. Sta a noi  rimanere fedeli a ciò che osserviamo e documentare la realtà così come ci viene offerta; sarà comunque un dono senza prezzo. 

Conosci te stesso, ovvero il ritratto fotografico.

Capita a volte, come mi è accaduto di recente, che vengano poste domande che lasciano perplessi e che fanno capire quale gap di informazioni vi sia a volte tra clienti e professionisti, anche quando parlano ( o credono di parlare ) dello stesso argomento.

Vi siete mai chiesti, ad esempio, cosa è un ritratto e nello specifico, un ritratto fotografico?

La risposta più gettonata è “ la raffigurazione di una persona”.

Facile, vero?

Peccato che sia una definizione non solo sbagliata, ma fuorviante.

Se così fosse potremmo dire che sono ritratti fotografici ad esempio, la foto tessera della nostra carta d’identità, le foto segnaletiche della polizia, le foto dei nostri familiari ripresi davanti ad un paesaggio alpino o ad un monumento esotico ecc.

Eppure questo tipo di fotografie rappresentano persone e alcuni di esse ( es le foto segnaletiche) hanno lo scopo di individuare le caratteristiche fisiche di un individuo.

Anche il selfie, croce dei fotografi e delizia di tutti i possessori di uno smartphone, non può essere definito come un ritratto, anche se quello che fa, o tenta di fare, è proprio raffigurare una persona.

Ed allora cosa è un ritratto fotografico? A cosa serve?

Il ritratto, in realtà, che si tratti di pittura o fotografia, non si limita a mettere in evidenza le caratteristiche fisiche di un individuo, ma cerca di far emergere ciò che è invisibile e cioè la personalità dell’individuo che si fa ritrarre.

Come nella pittura, anche il ritratto fotografico può prestarsi a molti scopi diversi a seconda delle intenzioni del committente e degli scopi dell’artista:  vi può essere una comunione di intenti tra soggetto e fotografo, oppure l’artista, come avviene nei ritratti di personaggi pubblici commissionati da riviste e giornali, cerca di evidenziare un lato del carattere del personaggio pubblico che questi non vorrebbe far emergere.

In ogni caso, il ritratto non è mai la mera rappresentazione oggettiva di una persona, bensì la consapevole interpretazione, fatta dall’artista, del soggetto rappresentato.

Alcuni potrebbero dire che anche tutti gli altri tipi di fotografie che rappresentano persone, in un modo o nell’altro le interpretano, dato che la fotografia non è mai oggettiva.

Vero, ma a loro differenza il ritratto fotografico, attraverso le conoscenze dell’artista e la collaborazione tra fotografo e soggetto, può riuscire a rendere visibile la vera essenza di una persona, quel misto di carattere, speranze, paure, ossessioni e coraggio che dicono al mondo chi siamo e chi vogliamo essere.

In questo ragionamento non entrano in nessun modo i programmi di fotoritocco digitale dell’immagine.

Molti fanno confusione  e nella loro mente visualizzano il ritratto fotografico come l’immagine levigata e finta, quasi plastificata, di una  modella vittima di un uso sconsiderato del fotoritocco.

Il fotoritocco digitale, in realtà, se usato con metodo e misura, può servire a migliorare l’aspetto della persona ritratta, evitando che l’attenzione dello spettatore ricada su particolari, come piccoli brufoli, imperfezioni della pelle, rughe d’espressione che non noteremmo affatto se ci trovassimo faccia a faccia con quella persona,  ma che in una fotografia, anche a causa della maggiore capacità degli obbiettivi rispetto all’occhio umano di far risaltare anche i più piccoli dettagli, possono emergere troppo e ostacolare l’attenzione dello spettatore.

Il fotoritocco, se usato nella maniera giusta, aiuta a vedere davvero la persona per quello che è: potremmo definirlo come una menzogna che aiuta a dire la verità.

La parte più importante del lavoro che porta ad un ritratto fotografico, però, è un’altra: consiste nella conoscenza di sé che il soggetto fornisce al fotografo e che si realizza  innanzitutto attraverso interviste preliminari durante le quali si cerca di capire la personalità del soggetto, le sue preferenze ed idiosincrasie e cosa vorrebbe ottenere dal ritratto.

Molti a questa domanda dicono che vorrebbero apparire più belli, ma poi se guidati con le opportune domande, specificano le loro aspettative e le proprie paure ( non risultare abbastanza alti, o troppo in carne, con un mento sfuggente che li fa sentire a disagio ecc); da una intervista informale emerge anche se la persona è timida o ha un buon rapporto con la macchina fotografica e che immagine mentale ha di sé.

Molto spesso la rappresentazione mentale di noi stessi si scontra con le fotografie che ci ritraggono, dalle quali prendiamo le distanze perché non rappresentano davvero chi siamo.  

Secondo me un ritratto riuscito è quello che aiuta le persone che si fanno fotografare a riconciliarsi con l’idea che hanno di sé,  così che queste possano pensare che quella immagine le rappresenti davvero.

Ma per raggiungere questi risultati è indispensabile che la persona si affidi al fotografo e con pazienza accetti di seguire un percorso che, se non lungo, richiede un approccio diverso rispetto alla fotografia che conosce. Nei prossimi articoli approfondiremo questo aspetto.. seguitemi !

 

CHE MALE C’E’?

Che male c’è a fotografare tramonti, gattini o cuccioli, fiori, il mare d’estate e in genere tutto ciò che di bello ci capita nel mirino?

Mi sono posta questa domanda perché da tempo si combattono fra loro due schiere agguerritissime della fotografia, quella dei  “fotoamatori delle domenica” e gli “esperti dell’arte fotografica”.

Ugualmente integralisti questi due fronti cozzano l’uno contro l’altro in qualsiasi discussione fotografica; in ogni forum, topic, gruppo non perdono mai occasione per lanciarsi sanguinose invettive  e proclamare l’univocità della propria verità.

Da una parte la difesa del bello naturale, del bello bello, universalmente e macroscopicamente riconosciuto, dall’altra la tensione verso la visione “originale” il disprezzo per la bellezza in sé in quanto banale e scontata, la ricerca dell’inusuale, del misconosciuto, del negletto..

Perché si fotografano le cose ( paesaggi, animali, fiori) belle?

Cosa ci colpisce in esse, tanto da farci spendere tempo della nostra vita per fotografarle?

Forse sentiamo il bisogno di avere un ricordo sempre accessibile delle cose e dei momenti “belli”, ma perché?

Flaiano una volta disse “I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume”.

Forse, scattiamo per fermare con noi l’istante “meraviglioso” prima che scivoli lontano nel ricordo e nel tempo.

Certo, la dura verità è che miliardi di vite che ogni giorno condividono la loro esistenza su questo pianeta vivono miliardi di momenti simili e che le fotografie del nostro micio assomigliano a migliaia di foto di altri gattini scattate in ogni parte del mondo.

Una foto uguale a quella di tante altre migliaia di altre non aggiunge alcunché all’Arte  fotografica.

Ma può questa realtà togliere valore al “momento meraviglioso” che ciascuno di noi vive e che alcuni fermano con una fotografia?

Credo di no.

In ogni individuo, da migliaia di anni e sempre come se fosse la prima volta, si rinnova il miracolo dell’amore, della bellezza, della tenerezza, della meraviglia davanti alla natura.

E’ vero che come genere umano viviamo da migliaia d’anni momenti simili e proviamo gli stessi sentimenti di tutte le generazioni passate e future, ma ciascuno sente di avere caratteristiche identitarie uniche, che lo differenziano dal resto dei suoi simili.

Questo sentimento di unicità giustifica l’esistenza di ognuna di quei milioni di foto “belle”.

Sono fotografie così simili fra di loro, se viste attraverso l’occhio di un giudice esterno che cerchi la visione nuova, la parola non ancora pronunciata, il pensiero originale, eppure restano a ragione uniche per l’individuo che ha potuto osservare quel momento e fissarlo nel tempo.

Che valore hanno per l’Arte queste foto? Probabilmente nessuno.

Sono foto che scavano oltre la superficie delle cose per raccontarne la vera essenza? No.

Non sono foto di denuncia, non hanno un messaggio nascosto, non vedono il verme nascosto nella mela, né la corruzione della rosa che domani appassirà.

Quindi, sono foto inutili?

No, sono indispensabili.

Per noi, ciascuno di noi.

Sono foto che riassumono un prezioso istante di bellezza e grazia,  un momento che ci fa levare lo sguardo verso l’alto, prendere un respiro lento e libero dagli affanni quotidiani e dire che tutto sommato si, la vita è una bella cosa.

Queste foto ci ricordano che la bellezza, la tenerezza, l’amore, la meraviglia esistono e possono toccare le nostre esistenze, molto più spesso di quanto crediamo, se solo apriamo gli occhi ed iniziamo a guardare davvero.

E questo vale senz’altro tutto il tempo che spendiamo per esse .

UCCIDIAMO LA SCIMMIA …

Cari appassionati di fotografia,

ho deciso di scrivere alcuni pensieri intorno e sopra la fotografia, magari un po’ di traverso, anche per chiarirmi le idee a proposito di alcuni temi e fare conversazione con voi che condividete la mia passione.    Buona lettura!

Ditemi la verità: Come me siete rimasti a bocca aperta di fronte alle straordinarie immagini di Salgado, Weston, Erwitt? avete anche in casa tutti i libri che parlano di Cartier-Bresson?

Magari avete visitato molte delle mostre fotografiche itineranti internazionali e ne siete usciti pieni di sgomento e meraviglia, perché il mondo sembra un posto pieno di avventura e magia quando lo fotografano i grandi artisti..

E poi ci sono le vostre fotografie.

Quando le avete scattate eravate sicuri di avere in mano uno scatto di valore, ma poi le guardate a video e il confronto con i lavori dei vostri artisti preferiti è crudele.

Non sapete come, ma le vostre fotografie non sono come le avevate volute, avete visto il momento e lo avete catturato o almeno così pensavate prima di vedere gli scatti sul monitor.

Manca qualcosa, manca sempre.

Nel paesaggio che avevate ritratto, alzandovi molto prima dell’alba, non c’è traccia della commovente tenerezza delle foglie né del bacio di Aurora sul mondo che rinasce un giorno di più; non c’è la poesia, lo stupore.

Nei ritratti che scattate manca l’anima, la vita e a guardarli dopo un po’ dovrete ammettere che sono noiosi, sembrano sempre uguali e finti;

Per non poi parlare della fotografia di strada, con i soliti passanti anonimi, i mendicanti in bianco e nero, lo squallore del banale e del quotidiano, niente che assomigli anche solo un pochino al mondo che mostrano le foto di Bresson.

E per percorsi che possono essere più o meno tortuosi, con gradi di consapevolezza magari diversa, prima o poi ci chiediamo TUTTI:

Di cosa ho bisogno per fare “buone” fotografie?

Notate che ho utilizzato l’aggettivo buone, invece che belle, senza intenzione di discriminare le foto belle (perché a me piace un mondo creare belle immagini) ma per intendere con buone quelle fotografie, non necessariamente belle, che hanno quel quid in più, quella sorta di magia che sembra appartenere solo ai capolavori.

Ora, non voglio illudervi dicendo che ho trovato una strada semplice e diretta per fare buone fotografie, che conosco l’alchemica combinazione di tecnica, cultura, immaginazione e follia necessari per fare la Fotografia che conta e che cambia il mondo..

Magari, sarebbe meraviglioso avere in tasca la soluzione pronta ed immediata, sempre infallibile e che non comporta fatica per creare Buona Fotografia.

Forse; o forse no.

Come i regali che non si sono desiderati a lungo e per ottenere i quali non si sono fatti sacrifici e rinunce, volubili come siamo noi umani probabilmente ci stancheremmo presto dei nostri capolavori fotografici.

Sia come sia, non conosco la ricetta perfetta, immediata, che non comporti studio né fatica per diventare grandi Artisti.

So pero per certo, però, un cosa di non poco conto.

So cosa non è necessario per fare buone fotografie.

E’  certamente necessaria una macchina fotografia.

E questo è quanto.

Non è necessario che il vostro strumento sia il più avanzato in circolazione.

Non è necessario che sia una reflex, né una mirrorless super compatta, né una bridge ultra zoom.

Non siete convinti? Guardate le macchine che usavano i grandi allora; molte di quelle che hanno fatto la storia della fotografia non avevano le qualità tecniche di una compatta di media qualità di oggi.

Non fatevi ingannare dal prezzo che hanno oggi alcune macchine super quotate usate dai grandi della Street; allora, quando i Grandi le sceglievano, non erano così considerate e andavano controcorrente rispetto alle superblasonate macchine a soffietto.

Soprattutto non è necessario, anzi è molto dannoso, cambiare ogni tot anni la propria macchina ancora funzionante per cercarne una più nuova e fiammante, nel miraggio che la barriera che c’è tra le nostre foto e l’Arte si dissolva magicamente per merito dell’ultimo gadget in commercio.

Sarete d’accordo con me che la macchina fotografica è, dopo di voi, il vostro migliore strumento per fare fotografia?  Giusto?

Bene, siete certi di conoscere a fondo il vostro strumento?

Sapete quali sono davvero le sue potenzialità? Le avete sperimentate in concreto?

Avete toccato con mano quello che la vostra macchina fotografica può fare? Soprattutto, lo avete fatto?

Ho una notizia per voi, la vera risposta a queste domande è NO.

Non importa quanto crediate di conoscere la vostra macchina e quanto vi sentite limitati da essa, la risposta non è cambiarla per prenderne una nuova.

Da anni possiedo, oltre al corredo fotografico professionale, una macchina reflex di livello superamatoriale che mi sorprende ogni giorno che passa, a distanza di tanto tempo mi meraviglio per le cose belle e nuove che riesce a tirare fuori;

Conosco il tipo di luce che le piace e quello che proprio detesta, il tono dei suoi colori, il suo lieve ritardo nello scatto, la leggerezza del corpo macchina che deve essere un po’ controbilanciata, immagino in anticipo in quali condizioni può tirare fuori uno scatto che merita.

Conosco anche però molto di quello che non può assolutamente fare, almeno senza un aiuto da parte mia e quando è possibile questo aiuto sono felice di poterlo offrire.

Perchè anche questo è vero; che i limiti tecnici possono essere aggirati con la conoscenza e l’immaginazione così che l’ostacolo si trasforma in una opportunità straordinaria di fare cose nuove in modo diverso e originale;

Ma ci vuole tempo per acquisire una conoscenza di questo tipo e non è proprio possibile se scegliete di ascoltare la Scimmia dentro di noi.

Avrete il bellissimo gadget da mostrare ad amici e parenti, ma le vostre foto non miglioreranno, anzi noterete un peggioramento sostanziale dato che questa nuova macchina vi è totalmente estranea ..

Il risultato sul vostro morale ve lo lascio immaginare..

Ragion per cui vi do un consiglio, di quelli buoni:

Salvate gli oranghi, ma uccidete la Scimmia dentro di voi!

Piccole notazioni legali intorno alla fotografia di strada

Quelle che seguono sono solo alcune considerazioni personali circa il rapporto fra la fotografia di strada ed il diritto alla propria immagine.

PUNTI FERMI E DISCIPLINA LEGALE

  • ART. 96 E 97 LEGGE SUL DIRITTO DI AUTORE : l. 22 aprile 1941, n. 633 (G.U., 16 luglio 1941, n. 166)

  • 96. 1. Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso di questa, salve le disposizioni dell’articolo seguente.

    2. Dopo la morte della persona ritratta si applicano le disposizioni del secondo, terzo e quarto comma dell’art. 93 [c. 10 ].

  • 97. 1. Non occorre il consenso della persona ritratta quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto, da necessità di giustizia o di polizia, da scopi scientifici, didattici o culturali, o quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico.

  • 2. Il ritratto non può tuttavia essere esposto o messo in commercio, quando l’esposizione o messa in commercio rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona ritratta.

  • ART.10 C.C. Abuso dell’immagine altrui. — 1. Qualora l’immagine di una persona o dei genitori, del coniuge o dei figli sia stata esposta o pubblicata fuori dei casi in cui l’esposizione o la pubblicazione è dalla legge consentita, ovvero con pregiudizio al decoro o alla reputazione della persona stessa o dei detti congiunti, l’autorità giudiziaria, su richiesta dell’interessato, può disporre che cessi l’abuso, salvo il risarcimento dei danni (1).

Quello che segue vale solo per quanto riguarda la legge in Italia. Ogni paese ha le proprie leggi in materia di fotografie e consenso dei soggetti ritratti.

Il principio cardine del nostro sistema è che per pubblicare il ritratto di una persona è necessario il suo consenso.

Questo perchè l’immagine è un aspetto importante della personalità, ciascuno di noi ha il diritto alla tutela della propria immagine ed alla riservatezza delle proprie azioni.

La legge fa riferimento al ritratto, non a una qualsiasi ripresa di una persona.

Per ritratto si intende un’immagine che rende possibile il riconoscimento di quella persona alla massa.

Quindi nessun problema se la persona non è riconoscibile, perchè lontana, sfocata, in silhouette, mossa, di spalle, ripresa non integralmente ecc..

Altra questione riguarda il fatto che come molti dicono non è lo scatto ad essere vietato, quanto la successiva pubblicazione.

Questa affermazione avrebbe bisogno di precisazioni, perchè una insistenza eccessiva nel fotografare qualcuno che non vuole essere ritratto potrebbe essere causa di problemi ( primo fra tutti una denuncia per molestie), ma non è il caso in questa sede di ampliare troppo l’indagine.

Basti dire che in fase di ripresa è consigliabile essere prudenti e comprensivi, cancellare una foto, se vi viene richiesto, può essere alla fine dei conti la soluzione migliore e meno costosa per tutti.

Per quanto concerne la pubblicazione, è vero che la legge pone i divieti per la pubblicazione.

Bisogna tener conto però che la norma era stata pensata in un’epoca in cui l’unica fotografia era quella analogica e la pubblicazione riguardava riviste e giornali, quindi il privato che volesse pubblicare incontrava difficoltà, alti costi e di solito le sue immagini non avevano una diffusione molto larga.

Oggi che la pubblicazione comprende anche la messa in circolazione della foto sul circuito di internet, il problema si fa più acuto, dato che la pubblicazione non richiede costi aggiuntivi è può raggiungere livelli di diffusione anche mondiali e dunque c’è il concreto pericolo che ogni foto possa essere pubblicata.

Quindi, separare oggi lo scatto dalla pubblicazione non ha senso; anche per questo dovremmo tenere nel dovuto conto le preoccupazioni dei soggetti ripresi.

 Al principio cardine della necessità del consenso la legge pone delle eccezioni:

  •  quando la riproduzione dell’immagine è giustificata dalla notorietà o dall’ufficio pubblico coperto: in sostanza la persona ritratta è un personaggio pubblico ( attore, cantante, politico, ecc).
  • da necessità di giustizia o di polizia ( la diffusione nei tg delle immagini che ritraggono un soggetto arrestato o soggetto di una notizia, la diffusione delle foto segnaletiche di una persona anche se recentemente il Garante della Privacy ha vietato la diffusione delle immagini segnaletiche ecc)

  • da scopi scientifici, didattici o culturali, ( fotografia di un paziente in un trattato medico/scientifico, nei testi didattici, ecc). Questa categoria è abbastanza difficile da definire. Alcuni pensano che la street photography possa rientrare nel novero degli scopi culturali che giustificherebbero non necessità di consenso al ritratto. In questo senso è il pensiero anche di un fotografo ( oltre che giudice in pensione) Vincenzo Cottarelli in un articolo che vi segnalo http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=1625

    In realtà non mi sembra che questa ipotesi possa coprire senz’altro tutta la street photography, da chiunque fatta.

    A prescindere da altre considerazioni più tecniche, dobbiamo pensare che se dovessimo ritenere che ogni fotografo amatoriale possa invocare per le proprie foto l’eccezione dello scopo culturale, allora in pratica l’eccezione non sarebbe più tale ma soppianterebbe e renderebbe vana la regola della necessità del consenso.

    Infatti, tutti potrebbero accampare uno scopo culturale, specialmente nel caso della fotografia di strada. E’ evidente allora che lo scopo culturale non vale per tutti i fotografi amatoriali in tutte le circostanze. E allora quali circostanze può coprire?

    Su questo punto specifico, che è molto importante, non ho trovato quasi nulla.

    Io credo, se devo essere sincera, che lo scopo culturale possa esimere solo alcuni casi, mi viene in mente l’esempio di quelle iniziative pubbliche o semi-pubbliche nelle quali vi è una “istituzione”, fondazione, soggetto che patrocina un progetto, uno studio, un reportage che scava nella realtà sociologica di un quartiere….una città… insomma quando vi sia la copertura di un ente che dia un incarico di sviluppare un progetto…

  • quando la riproduzione è collegata a fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico : questa è una delle ipotesi che ricopre la grande parte della street photograhy. In realtà si tratta di due ipotesi :

  1. quando ci siano fatti di interesse pubblico ( anche svoltisi in ambienti non pubblici)

  2. quando si fotografino fatti, avvenimenti, cerimonie svoltisi in un luogo pubblico

Cerchiamo di fare degli esempi :

    • una mostra privata e/o fiera in ambiente chiuso, una sfilata, una esposizione di oggetti sono eventi che si svolgono anche in ambienti privati ma che possono essere di interesse pubblico.

    • Un concerto, una processione, l’esibizione di un’artista di strada, una partita di calcio, due sposi che escono da una chiesa, sono eventi, manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico;

E adesso vediamo altre ipotesi :

Alcune persone che passano per strada, due innamorati su una panchina, un vecchio addormentato, un barbone, una mendicante sono soggetti che svolgono alcune attività per strada…. ma possiamo dire che svolgono attività di interesse pubblico ?

…. direi di no…

possiamo definire questo un evento, fatto, cerimonia che si svolge in pubblico? Anche qui direi di no….

Se fosse così anche il semplice sostare in piedi in strada sarebbe un avvenimento che si svolge in pubblico e non servirebbe proprio mai il consenso dell’interessato…. e questo porterebbe ad una contraddizione illogica con l’articolo 97.

Ed allora ?

Intanto possiamo subito fare una prima scrematura.. La legge dice che la riproduzione deve essere collegata a fatti…… con ciò si vuole dire che è il fatto, l’evento ad essere ripreso…. non la persona in sé…. Ovviamente nelle cerimonie e negli eventi il problema non si pone per chi è il protagonista delle stesse ( i portatori della croce in una processione, le modelle in una sfilata, l’artista di strada…) ma riguarda il pubblico che interviene….e viene ripreso in occasione dell’evento e non singolarmente e svincolato dal contesto ( sarebbe un ritratto e quindi ci vorrebbe l’autorizzazione)

di solito l’esempio che si fa è “ se puoi immaginare di togliere la persona dalla foto e la foto non perde il suo significato allora la foto è ok, se no devi avere l’autorizzazione”.

questo ci aiuta un po’…. una persona da sola su una panchina non credo sia un evento… due innamorati che si baciano lo stesso, sono un ritratto e dovrebbe essere autorizzato se le persone sono riconoscibili, una folla di persone per strada ( ad esempio una foto in cui si voglia documentare la frenesia del traffico) in cui alcune siano riconoscibili non dovrebbe porre problemi ( state documentando il traffico… non le singole persone…) l’uscita degli sposi da una chiesa è un evento che si svolge in un luogo pubblico… quindi si può pubblicare.. .

Attenzione, perchè la legge pone sempre un’altra condizione e cioè che il ritratto non può mai essere esposto e/o pubblicato, anche nei casi che abbiamo visto prima quando “l’esposizione o messa in commercio rechi pregiudizio all’onore, alla reputazione od anche al decoro della persona ritratta.”.

Quindi, anche in una ripresa in pubblico o durante un evento pubblico vi capita di riprendere un signore che si mette le dita nel naso, una donna con una sottana alzata da cui si vede troppo, qualcuno che ha un atteggiamento ridicolo, sguaiato, volgare la pubblicazione di quella foto, se la persona è riconoscibile e in mancanza di consenso è vietata.

So che sembra molto limitante, ma credo che si potrebbe comprendere meglio la situazione se ci si mette nei panni del soggetto ripreso. Ognuno di noi ha di sé una percezione precisa ed una immagine pubblica che vorremmo difendere, e ognuno di noi ha dei momenti di debolezza, momenti che tuttavia non definiscono chi siamo davvero. Pubblicare le foto di quei momenti significa legare, agli occhi della massa, l’immagine di quella persona a quell’unico momento della sua vita.

In questo senso non credo che i fotografi amatoriali possano avvalersi delle esimenti valide per chi pratica attività giornalistica.

Per quanto riguarda i minori, infine, la regola generale è che non si pubblicano immagini di minori riconoscibili senza il consenso dei genitori. Il dubbio rimane quando questi minori fanno parte della manifestazione pubblica, ad esempio una processione a cui partecipano anche bambini fra i figuranti, in questo caso dovrebbe essere permesso perchè in realtà si sta fotografando la manifestazione.

Un ultimo cenno riguarda la normativa sulla privacy. Gli articolo 136 e 137 fortunatamente per i fotografi amatoriali contengono deroghe alla disciplina del trattamento dei dati personali “per la pubblicazione o diffusione occasionale di articoli, saggi e altre manifestazioni del pensiero anche nell’espressione artistica” fra cui possiamo far rientrare la fotografia. E’ sempre salva l’applicazione invece degli articolo 10 c.c., 96 e 97 diritto di autore.