Cosa accade quando scattiamo?

Cosa accade quando si scatta una foto? Qual è il meccanismo che permette di registrare le immagini? Credo che sia giusto parlare di fotografia iniziando da queste domande fondamentali.

Quando facciamo clic con il pulsante di scatto si apre l’otturatore e la macchina registra la scena che inquadriamo; questo avviene perchè il sensore ( nelle macchine digitali) e la pellicola ( in quelle analogiche) registrano attraverso la luce che entra dall’otturatore aperto, le informazioni relative alla scena.

Grosso modo e molto superficialmente il processo è questo.

Quanta più luce faremo entrare dall’otturatore tanto più la scena diventerà chiara, fino alla bruciatura ( quando si vede tutto bianco), mentre quando avviene il contrario la fotografia sarà scura, fino alla indistinguibilità dei particolari.

E’ importante precisare che ogni materiale, persona, cosa, albero ecc. ha una propria capacità sia di riflessione della luce, che di assorbimento di questa…non c’è un unico valore valido per tutti.

Questo comporta che in una scena ( mettiamo un panorama cielo/mare con una ragazza in primo piano) i singoli elementi inquadrati assorbiranno la luce e la rifletteranno in modo diverso, così che il sensore si troverà a dover gestire, ad esempio, un cielo molto chiaro che per essere correttamente esposto  ha bisogno di un tempo di posa brevissimo, con un mare che ha necessità di tempo un po’ più lungo e la ragazza ( magari controluce) il cui viso e corpo, per essere esposti al meglio avrebbero bisogno di un tempo di posa ancora più lungo.

Così che per esporre solo per il cielo ci troveremmo ad avere il viso della ragazza scuro e, viceversa, con il viso della ragazza ben visibile avremmo un cielo quasi tutto bianco.

Quando scattiamo (in modalità manuale) la macchina ci chiede di impostare alcuni valori, quelli fondamentali sono:

il tempo di scatto

l’apertura di diaframma

gli iso

Del tempo di scatto abbiamo già accennato, per quanto riguarda l’apertura di diaframma, questa serve a regolare la profondità di campo che vogliamo ottenere, ossia la quantità di zona a fuoco che avremo davanti e dietro il punto che inquadriamo…più è alto il valore di F ( quello che indica la chiusura del diaframma) più profondità di campo avremo…questo perchè mano a mano che chiudiamo il diaframma passeranno attraverso l’apertura rimasta meno raggi di luce, ma quelli che passano tenderanno a convergere…e questo comporterà un aumento delle zone a fuoco..in compenso però la chiusura del diaframma comporta anche una diminuzione della quantità di luce che arriva al sensore.

Gli iso aumentano la capacità dei pixel all’interno del sensore di ricevere il segnale dato dalla luce, il segnale viene per così dire amplificato e si usa soprattutto quando la luce ambientale è scarsa.

Il problema è che l’aumento degli iso determina la produzione di un disturbo nelle foto, chiamato “rumore digitale” che danneggia la qualità della foto.

Damiana Rusconi

Incipit..

Le fotografie mi piacciono da sempre, come mi piace starmene oziosa all’ombra di un albero (possibilmente) e guardare le infinite scene che si presentano agli occhi, piene di vita e bellezza, il panorama che cambia in continuazione, basta un’ombra o una nuvola…basta spostare gli occhi un metro più in là, basta afferrare il particolare…

fino a qualche anno fa, però, quando scattavo con una  macchina “inquadra e scatta” a pellicola le fotografie delle vacanze, non avevo idea che le due cose potessero intrecciarsi insieme e cambiarmi la vita..da una parte c’era il costo dello sviluppo dei rullini che limitava enormemente la possibilità di scattare in libertà, dall’altra la mia assoluta ignoranza in tema di fotografia.

Le cose hanno iniziato a cambiare quando siamo passate alla prima compattina digitale, una Kodak easyshare che ci ha permesso di scattare molte più fotografie senza timore dei costi.

Poi, quasi per caso Carla ed io ci siamo iscritte circa tre anni fa, in una community  di appassionati di fotografia; abbiamo iniziato a condividere le nostre immagini e, ahinoi, quello che ci sembrava bellissimo veniva implacabilmente  bocciato con osservazioni che, pur gentili e rispettose, non lasciavano dubbi sulla qualità degli scatti.

Certo, guardavo le foto degli utenti più gettonati e percepivo l’abissale differenza che li separava dalle mie “produzioni” ma mi dicevo…per forza con photoshop oggi si fa tutto!

Poi un giorno abbiamo scoperto che le macchine fotografiche possono scattare in modalità automatica, ossia come facevamo noi, oppure regolandole in manuale e Carla mi fa : dai perchè non ci proviamo? Ed io “ Seee… ma va”, chissà quanto ci vuole, non è roba per noi…

Ma Carla non smette di guardarmi, seria  e mi dice “ perchè, cosa abbiamo noi meno di loro?”

Aveva ragione lei.

Così abbiamo iniziato a cercare informazioni, chiedendole ai più esperti e poi su internet, poi abbiamo comprato qualche libro e ci siamo messe a sperimentare, sbagliando e riprovando ancora e ancora e ancora.

E’ stata ed è una avventura esaltante…ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo, ogni giorno c’è qualcosa di bello da scoprire.

Ed il bello è che per fare belle foto basta una compattina digitale che possa essere regolata in manuale ed il gioco è fatto.

Senza le complicazioni che le reflex portano con sé (prezzi, peso, scelta dell’obbiettivo ecc) una qualsiasi compattina permette di concentrarsi sugli aspetti fondamentali di ogni scatto, ossia l’esposizione, la messa a fuoco, la composizione…con il tempo e le conoscenze acquisite potrete scegliere di acquistare una macchina più importante, che potrete padroneggiare  molto meglio grazie a ciò che avete già imparato.

Damiana Rusconi

Benvenuti

In primo piano

Come qualche altro milione di persone, scattiamo foto da una vita.

Come qualche altro milione di persone, le foto che facevamo ci sembravano ottime fino a quando non le vedevamo stampate.

Come qualche altro milione di persone, partivamo alla caccia dei responsabili del misfatto…invariabilmente la macchina fotografica e lo sviluppatore del rullino (magari qualche volta, ma solo qualche volta, anche azzeccandoci :-) ).

 Un  po’ di anni fa, Damiana mi ha regalato la prima fotocamera digitale, una compatta Kodak, per poter realizzare più facilmente le foto da inserire nei siti.

Improvvisamente, eravamo noi le uniche responsabili dell’ intero processo di produzione…e le colpevoli del delitto di trasformazione di uno splendido panorama in un’ immagine “caruccia”.

All’ inizio, come ogni colpevole da manuale, abbiamo tentato ancora di puntare il dito accusatore contro la fotocamera (per la serie, “Non si poteva fare di più con una compatta” ), ma siamo crollate quasi subito.

Allora, abbiamo iniziato a studiare e ad utilizzare la Kodak in modalità manuale (avendo quindi il controllo su apertura di diaframma, tempo di esposizione, modalità di messa a fuoco e metodo calcolo dell’ esposizione).

E così, anche con nostra grande sorpresa, ci siamo rese conto che ogni passo compiuto nell’ apprendimento si trasformava in un miglioramento immediato delle foto: e poiché non c’è niente di più gratificante che far bene qualcosa che si ama, ci abbiamo preso tanto gusto da costruire sulle fondamenta della nostra passione un progetto lavorativo.

In questo blog non parleremo della fotografia a livello filosofico, sociologico o di arte superiore e preclusa ai più, ma racconteremo semplicemente una passione che ci ha cambiato la vita.

Buona lettura!

Carla Rusconi